People of the twentieth century.Gente del XX Secolo: Emil Zatopek

Raccontare la vicenda umana e sportiva di Emil Zatopek, “figurina” tra le più belle ed appassionanti del mio Album virtuale – che con questo Post prende il via – dedicato alle persone del secolo appena passato che in qualche modo ci hanno accompagnati significativamente nella nostra vita, almeno la mia, è davvero un’occasione unica di ricordarlo con immutata ammirazione e stima nel 90°anniversario della nascita (Kopřivnice, 19 settembre 1922 – Praga, 22 novembre 2000).

      

Se volete è anche un’occasione per ripercorrere piacevolmente la nostra vita, ricordando gente, fatti e vicende umane che ci hanno colpito positivamente; è il tentativo di tornare indietro nel tempo con semplicità e leggerezza come per ritrovare un mondo che ormai non c’è più, in cui le persone e le cose avevano il loro giusto valore ed una dimensione più “umana”.

Ma torniamo ad Emil ZatopeK, la “locomotiva umana”, così soprannominato per il suo modo di correre ansimando pesantemente, per la tenacia, la sofferenza e la resistenza, connotati tipici della sua corsa.

Pressochè obbligato a partecipare ad una gara aziendale organizzata dal proprietario della fabbrica di scarpe dove lavorava, grande appassionato di atletica leggera, iniziò a correre e la cosa gli piacque; da quel momento non fece altro che correre, correre e correre, facilitato in questo dall’accademia militare in cui si era iscritto.

      

     

Arrivarono  i primi importanti successi: quinto nei 5.000 metri durante i campionati europei del 1946 ad Oslo, primo, qualche tempo dopo, vincendo la gara dei 10.000 metri  dei Giochi Interalleati di Berlino; ma fù nel 1948, durante le Olimpiadi di Londra, che ottenne la sua prima grande vittoria e medaglia d’oro vincendo la gara dei 10.000 metri.

    

Alle Olimpiadi di Helsinki del 1952, in Finlandia, Emil Zatopek entrò nella leggenda vincendo tre medaglie d’oro: nei 5.000 metri, nei 10.000 e nella Maratona cui partecipò per la prima volta nella sua vita con una decisione improvvisa e presa all’ultimo momento.  Stabilì il nuovo record olimpico in tutte e tre le gare.

 

Indimenticabile la vittoria nei 5.000 metri: a mezzo giro dalla fine era ancora quarto, nellultima curva, con lo stadio olimpico in delirio che non faceva altro che gridare il suo nome, superò tutti vincendo una gara rimasta nella storia dello sport e dell’atletica leggera in particolare.

Negli anni successivi continuò a correre vincendo tutto quello che c’era da vincere e battendo 18 record mondiali su prove di fondo; rimase imbattuto per 38 gare in sette anni consecutivi.

Concluse la sua carriera partecipando, nel 1956,  alle olimpiadi di Melbourne dove arrivò sesto nonostante fosse stato operato all’ernia due settimane prima. Entrò nel mito, nella leggenda.

Va ricordato che Emil Zatopek fu una importante figura del Partito comunista cecoslovacco; nel Gennaio 1968 si schierò decisamente con Alexander Dubcek, Segretario del Partito, che aveva costituito un nutrito gruppo di politici ed intellettuali riformatori con lo scopo di democratizzare il Partito e la società cecoslovacca, per realizzare un “socialismo dal volto umano”: era la “Primavera di Praga”.

francobolli stampati in minifogli di 10 esemplari, a tiratura sconosciuta, predisposti per il XIV Congresso del Partito comunista cecoslovacco tenutosi clandestinamente nell’agosto del 1968 subito dopo l’invasione sovietica della Cecoslovacchia: mai emessi, talvolta visti in aste.

Nel 1969, dopo la brutale repressione imposta con le armi a seguito  dell’invasione della Cecoslovacchia da parte delle truppe sovietiche e del patto di Varsavia ( Agosto 1968 ), Dubcek venne cacciato ed espulso dal Partito: con lui tutti gli altri che avevano sostenuto la “Primavera di Praga”.

Urss – Patto di Varsavia

Anche Emil zatopek subì la stessa sorte: venne espulso dall’esercito ( era colonnello ) e privato di ogni incarico importante; fu costretto a lasciare Praga e tornare nella sua terra d’origine dove  fu costretto a fare l’operaio e poi il minatore in una miniera di uranio. Diversi anni dopo tornerà a Praga in trionfo,acclamato da tutta la città, dove svolgerà lavori umili e poi come archivista al Centro di documentazione dello sport.

        

          

Morirà a Praga, dopo una lunga malattia, all’età di settantotto anni, assistito da sua moglie Dana Zátopková, anch’essa medaglia d’oro nel lancio del giavellotto alle Olimpiadi di Helsinki del 1952.