Storia e preistoria dei francobolli / 5

A – La filigrana.

Dopo gli accenni precedenti è venuto il momento di parlare diffusamente della filigrana nei francobolli.

A-O – I francobolli senza filigrana ( che però ce l’hanno ).

Se ” Il Mattino ” di Napoli, un bel mattino ( vedi caso ), uscisse con unaa testata de ” Il Corriere della Sera “, il fatto sarebbe senz’altro ricordevole e degno di attenzione, anche se avvenisse di Carnevale. Desta attenzione il fatto che,  francobolli pensati e realizzati per non avere filigrana, invece ce l’abbiano, in tutto o in parte. Come mai?  Le cause possono essere due: la prima ( ed è il caso più raro ed importante ) è che venga usata per errore carta diversa da quella prevista.

Il secondo caso, più comune, si ha quando il foglio presenta una deriva della stampa che và progressivamente ad occupare i margini della carta dove possono esserci in filigrana delle scritte come: ” Poste Italiane ” o ” Ministero delle Finanze ” ripetute più volte. Quando riscontravano deviazioni importanti gli operatori  procedevano a registrare la macchina.

Nei francobolli del Regno d’Italia a volte avvenivano derive così grandi che il francobollo ( in genere uno ) veniva a trovarsi all’estremità del margine del foglio dove poteva trovarsi  in filigrana “ la piccola croce ” di inquadramento, oppure un numero che indicava la partita della carta.Nei francobolli più antichi ( Regno di Napoli per esempio ), oltre ad alcuni esemplari con frammenti della filigrana ordinaria dei fogli, possono trovarsi frammenti o lettere interi, sigle della cartiera, sempre ai margini e sempre rari.

A – 1 La filigrana. Quale e come.

Quando venne emesso il primo francobollo la filigrana era conosciuta ed utilizzata da tempo per documenti importanti oppure per rimarcare l’importanza del personaggio che se la faceva realizzare. Allora si trattava di scegliere se imprimere un segno di riconoscimento con un disegno che occupasse l’intero foglio di stampa ma con degli spazi vuoti, in modo che nei singoli francobolli se ne trovasse un frammento, oppure adottare dei piccoli disegni distanziati e posizionati in modo tale che ciascun francobollo ne avesse uno.

Una terza scelta era possibile: realizzare un disegno continuo che coprisse l’intero foglio; con questo sistema tutti i francobolli avevano una parte del ” tappeto “. All’inizio furono usati tutti e tre i sistemi, ma col tempo restarono in uso soltanto il tappeto continuo ed il disegno per il singolo francobollo.

Attorno alla posizione occore fare delle importanti distinzioni. Per osservare la filigrana occorre porre il francobollo girato al verso e disposto con il lato orizzontale in basso. Se la filigrana non è facilmente visibile si può mettere il francobollo in una vaschetta nera ( di vetro o di ceramica ) e versarci sopra un paio di gocce di benzina rettificata ( si compra in farmacia, costa poco e non altera assolutamente il francobollo ).

Se la figura della filigrana presenta due assi di simmetria ortogonali tra loro, la posizione sarà una soltanto, quale che sia l’orientamento del foglio e la faccia su cui si stampa.

Per i francobolli con il lato maggiore orizzontale ( per esempio i segnatasse di Vittorio Emanuele II° ), la filigrana può essere coricata rispetto all’orientamento normale.

Quando il disegno presenta un solo asse di simmetria ( verticale ), come la corona dei Savoia, allora le posizioni possibili diventano due ( normale e capovolta; destra e sinistra quando coricata ). E’ appena il caso di dire che si tratta di distinzioni a volte indifferenti, ma altre volte importantissime per quanto riguarda la rarità ed il pregio dei francobolli.

Se la figura elementare non presenta assi di simmetria ( ruota alata della Repubblica ) le posizioni possibili diventano 8 ( otto ).

La stessa situazione si presenta per le filigrane a tappeto. Se non vi è un orientamento preferenziale, le cose vanno lisce e tutte le posizioni ed i versi risultano indifferenti, ma così non è per esempio per il tappeto di stelle della Repubblica Italiana del quale esistono 4 tipi:

1° e 4° tipo – Cartiera Miliani – Fabriano e Foggia – Poligrafico ( dal 1973 ) ( due orientamenti ).

2°tipo – Foggia – ( Poligrafico ) – 4 orientamenti.

3° tipo – Cartiera Miliani – Pioraco – 8 orientamenti.

A – 2 – Altri Paesi – La filigrana nei francobolli della Gran Bretagna ( e del Commonwealth ).

Fin dall’origine i francobolli della Gran Bretagna ( il penny nero ed i suoi fratelli del1840 della Regina Vittoria ) hanno un disegno in filigrana che si ripete in ogni francobollo.

In genere si tratta di disegni con un asse di simmetria verticale, per cui se ne possono trovare con filigrana dritta o rovesciata. Solo nel 1912 appare un tipo di filigrana, destinato a ripetersi con qualche variante fino al 1967, che presenta piccole corone e monogrammi a tappeto continuo. Questo tipo di filigrana si può trovare in  otto posizioni, di cui quattro coricate.

In Australia, nel 1913, è apparso il primo esemplare di una serie con effige di Giorgio V, senza filigrana, poi seguito da molti altri valori con lo stesso disegno, fino al 1936, riconoscibili da 4 tipi di filigrana diverse ( e dalle dentellature ).

Storia e preistoria dei Francobolli / 3

Come sono i primi francobolli . La lunga lotta contro i falsari. 

I francobolli inglesi non sono dentellati  fino al 1854 , quelli del Lombardo –Veneto fino al 1858 ,dello  Stato Pontificio fino al 1868 ; quelli degli altri Antichi Stati Italiani , compreso il Regno di Sardegna , non saranno dentellati mai.

  

Spesso i francobolli  erano  stampati con margini di separazione così ridotti che , divisi con le forbici , venivano intaccati nel disegno : per esempio i francobolli di Toscana erano separati tra di loro da 5/6 decimi di millimetro per cui è difficilissimo trovarne con i quatto margini bianchi : sono ricercatissimi.

Le Amministrazioni Postali si sforzano di combattere  o, addirittura di prevenire i falsari , in molti modi; i primi francobolli inglesi recano agli angoli lettere maiuscole disposte dalla A alla L in senso orizzontale e dalla A alla T in senso verticale . Il primo in alto a sinistra reca  quattro A , l’ultimo in basso a destra le lettere LT e TL  . Non vi sono francobolli uguali nel foglio .

Viene anche subito usata la filigrana , molto spesso con un simbolo nello spazio di un singolo francobollo , che può variare nel tempo , altre volte con un disegno su tutto il foglio.

Vengono usati anche dei piccoli segni segreti  come una lettera del nome del tipografo nei francobolli di Napoli o la perlina ( orecchino ) di Vittorio Emanuele II° nei francobolli con effige a secco del Regno di Sardegna. Nonostante tutto i falsari non si arrendono : di alcuni tipi di francobolli di Napoli ne esistono di falsi passati per posta quasi quanti di quelli originali . Anche i francobolli per le “ Province Napoletane “  realizzati per l’annessione al Regno, furono falsificati pochi giorni dopo la loro emissione. In Austria e in Svizzera sono state usate carte con fili di seta, ad uno o più colori.

La Dentellatura

Proprio la dentellatura dei francobolli è risultato col tempo  il  sistema più efficace per ostacolare i falsari che non sono riusciti mai ad ottenere  risultati soddisfacenti, tali  da non rendere i falsi facilmente riconoscibili da un buon osservatore .

Col tempo si è passati dalle dentellature lineari ( righe e file ) ,  a dentellature “ a pettine “ , cioè ottenute da perforatori  disposti come piccoli rastrelli rivolti verso il basso o verso l’alto, oppure lateralmente a seconda del  formato dei francobolli e dell’orientamento della stampa.

La disposizione dei “ pettini “, verso il basso o verso l’alto si può ( quasi sempre ) riconoscere dallo “scalino”che si  forma su uno dei lati del francobollo, mentre le dentellature lineari  si riconoscono,specie se si hanno più francobolli uniti, dal fatto che gli incroci si presentano irregolari contrariamente alle dentellature “ a blocco “ che presentano una crocetta di cinque fori perfettamente simmetrica.

Una caratteristica molto importante per la valutazione della qualità di un francobollo è “ la centratura “, cioè la precisione  con la quale la dentellatura si inserisce nello spazio di carta tra un francobollo e l’altro. La dentellatura non dovrebbe mai intaccare il disegno ,ma lasciare dei margini perfettamente liberi  su tutti i quattro lati.

  

Se, però, la dentellatura invade il disegno dei francobolli, si può parlare di “ varietà “  interessante  quando l’ “ invasione “ è di almeno due-tre millimetri ( dentellatura spostata ) ,ancora di più se spostata nei due sensi ,fino a far apparire  parti di quattro vignette contigue nello stesso pezzo.

Dentellature anomale e spesso assai rare sono quelle ottenute per la sostituzione di uno o più perforatori rotti  con altri di passo diverso. Presentano questa anomalia, per esempio, alcuni francobolli emessi nel  Regno d’Italia  nel 1928 per celebrare il 10° anniversario della Vittoria .

Altre volte, sempre per guasti ai perforatori, si trovano dentellature del tutto irregolari, “ a casaccio “, oppure parziali ( uno o più lati non risultano dentellati ). Attenzione però a quei francobolli che, avendo un “ formato carta “ più grande del solito, vengono ritagliati con le forbici per avere una varietà abusiva.

Da ultimo è stato introdotto il sistema di perforazione “ a blocco “ con il quale viene dentellato tutto il foglio in una sola volta. E’ superfluo dire che dentellature diverse da quelle normali per un francobollo, perché il perforatore si è rotto ed è stato sostituito da uno diverso  per errore, oppure anche per un funzionamento anomalo , lo fanno diverso, anche diversissimo, talvolta raro, rarissimo, sovente classificato con un proprio numero di catalogo.

Le dentellature vengono classificate con il numero di dentelli presenti su 2  ( due ) centimetri di carta , qualunque sia il formato dei francobolli, con approssimazione ad ¼  per far corrispondere al meglio possibile i dentelli degli angoli: (per es. 14,1/4 x 13,3/4 ), ma anche più precisa per gli specialisti . Storicamente le dentellature oscillano  da  8+1/2  ( Austria – Lombardo Veneto anni  1850 ) fino a 16 – 17  dentelli  ogni 2 centimetri di carta per attestarsi ai giorni d’oggi tra 11+1/2  e 14+1/4 in quasi tutti i Paesi.

Resta infine da dire che, a parità di passo, i fori possono essere più piccoli o più grandi, fino a sovrapporsi in parte . Ovviamente è diversissimo l’aspetto  che ne risulta  e l’efficacia ai fini della separazione dei  pezzi .

Per riconoscere il passo delle dentellature si usa un listello ( odontometro ), meglio se trasparente, con tanti piccoli  punti distanziati  come la dentellatura da riconoscere, oppure in maniera più sofisticata e precisa , con linee  sub-verticali, leggermente divergenti, alle quali si accosta il francobollo finché linee e dentelli coincidono .